Blog di Paolo Morazzi: Anteprima ""

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domenica 27 giugno 2010

Nostalgia

Quando il cielo è mare
e tu non ci sei,
io son qua con il mio io
che si ribella
e la nostalgia infinita
della tua carezza.
Mi manchi,
ed il sognarti la notte
non mi basta.
Non mi basta il pensiero
ho voglia di te.
Grido il tuo nome
e nemmeno l’eco
mi risponde.
Son qua che soffro
ed il mio sguardo
stancamente segue
un orizzonte senza colore.

Inquietudine

M’avvolge il buio
e tutto scompare
sotto il bianco soffitto.
Irrequieto il sonno
senza tempo
che mi depreda
degli ultimi ricordi.
Mi lascerò osservare
dal nuovo giorno
che avanza rimescolando
i tormenti dell’anima.
Mi toglie il respiro
la paura della vita,
gli aridi pensieri,
che più non riesco
ad ignorare.

Dietro la finestra

Tutti i giorni 
lo vedo
straccio 
di fantasma
perennemente 
grigio
perennemente 
in attesa
dietro 
la finestra.

Pomeriggio

Ha smesso 
di piovere.
un timidissimo 
sole
si stiracchia
sui campi
appena arati.

L'autunno

Dalla silloge "Autunno" - Poesia pubblicata nell'antologia "I Contemporanei" del Concorso Internazionale di Poesia "Città di Venezia" - 16° edizione - 1992

Una silloge dal sapore autunnale. Ogni lirica, nasce da un humus dove la riflessione ha i caldi colori che solo l'autunno sa cedere alla natura nel suo lento evolversi.
Stagione che l'anima del poeta avverte e vive, in prima persona, come fautrice di un destino quasi conclusivo. Simbolismi efficacie armoniosi in versi omogenei ed eleganti.
                                                                                 Bianca Bruno

Si spogliano 
come anime
ormai inerti
gli alberi 
del viale.
Rauco il grido 
del vento
che impazza 
tra la nebbia.
E’ lento 
il morir di foglie
nel travaglio 
di natura.
Colori spenti 
della vita
le foglie marcite
 a frusciare
a trascolare 
verso l’ignoto.
Sull’albero 
un’ultima foglia
attende tremolante
il fatal destino
per non rimanere 
sola
innanzi l’universo.

mercoledì 23 giugno 2010

Al fiume


Per molti anni e fino a quella estate, nelle mie lunghe passeggiate, mi accompagnava sempre Teo. Camminavamo insieme, saltavamo, giocavamo. La meta era sempre il fiume. Una corsa a chi arrivava prima in fondo al filare di pioppi, e poi giù, distesi sull'erba fresca, ansimanti. Restavamo in silenzio a guardare le nuvole, a sognare di caderci dentro... e nuotare, nuotare... Poi un'altra corsa, e un'altra sosta, e altri sogni, tanti, tantissimi sogni su tutto quello che avremmo voluto fare insieme.
Gli volevo bene, sì, gli volevo proprio un gran bene. Era il mio unico vero amico e solo a lui, soltanto a lui avevo confidato certe cose.
Poi, un giorno, mentre tornavamo a casa, una macchina impazzita lo falciò, sul ciglio della strada. Lui rotolò nel fosso, intontito, stordito. Eppure riuscì ad alzarsi subito. Niente di rotto. Proprio niente. Risalì la sponda quasi felice. Ma... Teo..|
Teo era steso sull'asfalto. Immobile. Un sottile filo di sangue gli usciva dalla bocca.
Ricordavo perfettamente il sapore salato delle lacrime, lacrime e vomito. Poi la speranza. Era ancora vivo, sì, era ancora vivo. Ma... paralizzato. Lesione alla spina dorsale. E poi due mesi, due lunghissimi mesi di calvario fra punture, flebo, terapie. Lo vegliavo giorno e notte, con tutta la cura e l'amore che potevo. Teo mi guardava con lo sguardo di chi supplica di vivere. Ogni tanto piangeva. E intanto si consumava, si consumava. Era diventato irriconoscibile, debole, magrissimo, sempre più immobile. Si stava spegnendo, non c'era più speranza.
Non c'era più speranza. Il giorno che morì, per affogare il dolore, presi una penna e cominciai a scrivere:
"Ti avrei portato in Africa con me. Sicuramente avresti voluto vedere gli immensi spazi vuoti, le nuvole a forma di elefante, le orchidee più preziose. Sicuramente ti saresti seduto sulla cima della collina più alta, per ascoltare il vento, per capirne i pensieri, le malinconie, i segreti più profondi. E poi giù, una corsa pazza tra le erbe alte della savana. Libero, finalmente libero di sognare, di giocare, di sentirti vivo. Soltanto a sera ti saresti calmato, fermo nell'ultima luce del tramonto, per gustarti un cielo vestito di stelle. Soltanto allora, la tua anima di cocker, sarebbe andata in paradiso.
Il mio piccolo, dolcissimo cagnolino non c'era più.
Un nodo in gola mi ricordò che forse era meglio rientrare.
Per oggi al fiume non ci sarei andato, no, era meglio di no.

La vita

Treni 
senza orario
transitano
sui binari 
del destino.
Alcuni 
si fermano
altri 
sfrecciano veloci.

Passeggiata

Che tristezza 
questi sguardi 
abbandonati 
sulle panchine 
del deserto....

Margherite gialle

Affondò le mani
nelle tasche 
del cappotto.
Affondò se stessa
in un mare 
di desolazione
e rimpianti.
Non restava altro
che tornare 
a sognare.
Margherite gialle.

Malinconia

Sulle pareti 
i fiori
della tappezzeria
profumano 
d’amarezza.

Mattino autunnale

Uno sprazzo 
di sole
sulle decapitate 
canne
sulle torbe 
fumanti.
Una luce 
improvvisa
che filtra 
la nebbia
e rischiara 
la malinconia
di questa vita.

Solitudine

Lo guardai 
e lo vidi seguirla 
docilmente,
come un cane
cui poteva star bene
un padrone qualunque,
pur di non restare 
solo.

domenica 20 giugno 2010

Atmosfera

Sulle mensole
della credenza,
barattoli ricolmi
d'imbarazzo.

domenica 13 giugno 2010

Buio

Solo 
il ticchettio
di passi
e un lontano 
tossire.

sabato 12 giugno 2010

L'alba

Un breve torpore
tracciò le prime
linee del giorno.
L'alba,
timida e furtiva,
mi sorprese
nel sonno.





Sensazioni


Sensazioni
delicatamente
si librano
ed intersecano
il mio essere
rovistandomi
piacevolmente
l’anima.



Lacrime

Gocce invadono
i miei occhi
senza preavviso.
Solo il tempo
di chiuderli.

martedì 8 giugno 2010

Inverno

Fiocchi 
di neve
stamattina 
si posano
fra un ricordo 
e l'altro. 

domenica 6 giugno 2010

Tempo

Gocciolano
dal rubinetto
secondi
con cadenza
troppo lenta.